Stefano de Eccher, il top player trentino
(l.z.) Un po' di deformazione professionale (come sapete, sono giornalista) mi ha motivato a dare vita nel blog anche a qualche bella intervista. Ho sentito il maestro Stefano de Eccher, da anni il più forte giocatore trentino. Ne è uscito un colloquio decisamente interessante, absit la mia gaffe sul titolo del nostro top-player.1) Lei è da tempo il giocatore trentino con il punteggio Elo più alto. E’ faticoso mantenersi a questo livello, è necessario studiare o ci si può affidare al talento?
1) Non mi sono mantenuto affatto al mio livello di un tempo. Il mio rating era molto più alto di quello attuale, nonostante il noto fenomeno inflattivo, per cui gli attuali over 2800 sono l’equivalente degli over 2600 degli anni ’70. Quanto alla seconda parte della domanda, con il mero talento non si va da nessuna parte; occorre studiare - sempre più di questi tempi - ed essere agonisticamente allenati.
2) Lei è avvocato, agricoltore e scacchista: quali sono le qualità utili a tutti tre questi impegni?
2) Credo proprio che un comun denominatore non ci sia. Anche i miei interessi sono piuttosto scollegati: sono appassionato di letteratura, russa in particolare, Jazz, entomologia, botanica e pratico diversi sport, tra cui la caccia.
3) Il suo repertorio di aperture è consolidato e inamovibile, oppure Lei cambia periodicamente per non diventare troppo prevedibile?
3) Purtroppo il mio repertorio è stato sempre alquanto lacunoso, anche negli anni ruggenti. Da qualche tempo ho comunque ripreso a studiare con un minimo di costanza e serietà. La preparazione dell’era precedente all’avvento dei computer non era così importante e purtroppo assillante come ora. La mole di materiale di studio disponibile e di dati sui giocatori impongono l’allestimento di un repertorio di aperture sufficientemente diversificato per non rendere troppo agevole la preparazione all’avversario. Inoltre è opportuno poter disporre, a seconda delle esigenze agonistiche della singola partita e delle caratteristiche di gioco dell’avversario, di aperture aggressive ed altre più tranquille. Ovviamente è anche il caso di cambiare con una certa frequenza, non solo per i motivi che ho esposto prima, ma anche per migliorare la comprensione di gioco ed avere nuovi stimoli.
4) Avremo un maestro Fide in Trentino? Ce la farà Lei, ce la potranno fare i nostri giovani?
4) Dal tenore della domanda deduco che sappia poco di me e quindi mi permetto di dirle qualcosa in proposito. Io sono Maestro FIDE da più di trent’anni. Nel 1980, vincendo il torneo FIDE del Banco di Roma, ottenni la prima norma di Maestro Internazionale. Fui il primo della generazione sorta sull’onda del match Spassky - Fischer e gli unici titolati italiani erano allora Mariotti, Zichichi, Tatai e Toth ( gli ultimi due peraltro erano in effetti ungheresi ). A quel punto dovetti decidere se dedicarmi professionalmente agli scacchi o meno. Zichichi mi propose di entrare a far parte della Squadra del Banco di Roma, i cui componenti ( tra gli altri Mariotti, Tatai e lo stesso Zichichi ) venivano assunti quali dipendenti della banca. Respinsi l’offerta e presi la decisione di non fare degli scacchi una professione, né in quello, né in altri modi. Alcuni anni dopo, intensi di altri impegni, ripresi un minimo a giocare e, poiché ero pur sempre rimasto nei primi dieci d’Italia ( il top era stato, mi pare, intorno al quinto posto ), riuscii a partecipare ad altre due finali del Campionato Italiano Assoluto ( nel 1986 e nel 1987 ). Successivamente, mi sono limitato a giocare saltuariamente tornei individuali e sempre il Campionato Italiano a Squadre per l’U.S.T.. Da qualche anno gioco per la Triestina nel Master. Quanto alla possibilità che qualche altro trentino ottenga il titolo di Maestro FIDE ( e sarebbe ora ! ) non saprei . Lo scacchismo trentino è però piuttosto arretrato rispetto al resto d’Italia dal punto di vista della crescita di giovani talenti, anche se qualcosa di positivo da qualche tempo comincia a vedersi. Per decenni si è registrata una negativa scollatura tra i giocatori più forti ( oltre a me, Moncher, Pangrazzi ed altri ) e le attività di circolo, che non ha favorito tale crescita. Ora poi, ovunque, i giovani vengono seguiti da allenatori che ne curano la preparazione, la qual cosa ha tra l’altro permesso un notevole sviluppo del professionismo e posto anche rimedio al drastico accorciamento dell’età agonistica.
5) Secondo Lei è più facile che diventi maestro di scacchi un ingegnere o un professore di storia? Un laureato in matematica o un dottore in lettere?
5) Tendenzialmente è maggiormente portato a giocare bene chi sia dotato di intelligenza e metodica scientifiche, ma non ne farei una regola. Creatività e fantasia sono componenti del saper giocar bene che non mi sentirei di attribuire in privilegio ad una categoria di persone piuttosto che ad un’altra. Inoltre, ritengo che le attitudini agonistiche siano importantissime, ma a tal proposito si dovrebbe discettare di psicologia sportiva.
6) Quali tornei farà quest’anno? Ci sarà al campionato provinciale per competere con Dappiano, Panjkovic, Pojer e compagni? Chi è il favorito?
6) Non sono interessato a competere nel Campionato Provinciale. Non credo che, a loro volta, vi prenderanno parte Moncher, Pangrazzi e Zucchelli, che sarebbero favoriti. Quanto agli altri, credo che Dappiano e La Manna possano giocarsi qualche carta in più degli altri.
7) Qual è il campione di scacchi che Lei predilige e perché?
7) Tra gli attuali, Kramnik è il mio idolo e lo considero l’ultimo vero Campione del Mondo. Mi manda in sollucchero il suo raffinatissimo stile posizionale, con cui è stato in grado di strappare il titolo addirittura all’immenso Kasparov. Ora si è evoluto, adeguandosi ai tempi, e gioca pure posizioni molto tattiche e complicate, sempre con un marchio di qualità altissima. Tra i grandi del passato prediligo Rubinstein, probabilmente il più grande finalista di tutti i tempi, Bronstein per la possente carica creativa e Smislov per la naturalezza del suo gioco.
8) Quali sono i 3 libri di scacchi che non rinuncerebbe a tenere sulla scrivania?
8) Quanto al primo non ho nessun dubbio: “ Zurigo 1953 “ di Bronstein: la magnifica ed affascinante capacità dell’autore di spiegare si applica alle partite del torneo più importante di sempre dal punto di vista creativo e di sviluppo delle nuove idee. Gli altri due sono la trilogia “ Pensa, allenati e gioca come un Grande Maestro “ di Kotov e il monumentale “ I miei grandi predecessori “ di Kasparov.
9) Lei gioca a scacchi on line? Su quale piattaforma e con quale nickname?
9) Molto ( si dice sia “ addictive “, dia dipendenza cioè ), su ICC e ci metto la faccia ( deEccher ). Soprattutto, però, seguo i grandi tornei.
10) Da poco tempo ha smesso l’attività forense. La vedremo più spesso a giocare e a insegnare?
10) Certamente: si tratta di uno degli scopi per i quali ho assunto la decisione di liberarmi di un lavoro.
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