venerdì 4 ottobre 2013

A teatro la vita di Capablanca e Alekhine

Josè Capablanca
Gianluca Bottesi ci ha girato le news che arrivano da Genova e dal suo Teatro Stabile, che sta per mandare in scena  - Teatro Duse, dal 6 al 24 novembre - uno spettacolo capace di sicuro di destare la curiosità degli scacchisti.
Si tratta di Il gioco dei re, per la regia di Marco Sciaccaluga, al cui centro stanno il cubano José Raúl Capablanca (1888-1942), campione del mondo di scacchi dal 1921 al 1927, e il russo Alexander Alekhine (1892-1946), che sconfisse Capablanca in una sfida passata alla storia e rimase in carica, con una breve interruzione, sino alla morte.
«Questa è la storia di due amici, nella prima metà del ventesimo secolo» anticipa Luca Viganò: «Le loro parabole inverse, entrambe caratterizzate dall’ascesa e dalla conseguente caduta, coincidono con le parabole delle fasi storiche del primo Novecento. Il “re bianco”, Capablanca, aveva tutto (il titolo di campione del mondo, l’amore, la bella vita) e se lo è lasciato sfuggire dalle mani un po’ a causa della propria incapacità di vivere in modo consapevole e un po’ perché il crollo della borsa di Wall Street nel 1929 e la Grande Depressione glielo hanno portato via. Il “re nero”, Alekhine, passerà tutta la vita a cercare di colmare un vuoto che era cominciato con il suo esilio, quando lui, russo di nascita, era stato dichiarato nemico della patria dall’Unione Sovietica».

Gli scacchi come metafora e specchio della Storia, pertanto. Personaggi “veri” per raccontare un conflitto dalla valenza universale. Con Antonio Zavatteri (José Raúl Capablanca) e Aldo Ottobrino (Alexander Alekhine), ci sono anche - alcuni impegnati in più ruoli - Alice Arcuri (María Graupera, Gloria, Olga Choubaroff), Fabrizio Careddu (José María Capablanca e “Julius W. "Nicky" Arnstein), Cristiano Dessì (uno strillone del New York Times), Alberto Giusta (Emanuel Lasker) e Massimo Mesciulam (un vecchio giocatore di scacchi). Scene e costumi di Guido Fiorato.

Strutturata sul filo di una drammaturgia aperta, che procede attraverso una quarantina di scene (alcune anche molto brevi) nelle quali s’intrecciano i luoghi più diversi (da un interno famigliare a un giardino pubblico, da un piroscafo a una sala da torneo di scacchi) e il tempo non scorre in modo sempre lineare, Il gioco dei re parla di scacchi sullo sfondo degli avvenimenti storici della prima metà del Novecento e mette in scena le relazioni e i conflitti umani con l’appassionata razionalità con cui si gioca una partita a scacchi.


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