di Stefano de Eccher
Il maestro Fide trentino Stefano de Eccher |
Grande è l’attesa del match
per il titolo mondiale tra Anand e Carlsen che inizierà il 9 novembre a
Chennai, in India, sulla distanza di dodici partite.
Favorito d’obbligo è Carlsen,
sia per l’età, sia per i risultati e la qualità di gioco degli ultimi anni.
Nei primi cento del rating
FIDE si trovano ormai solo 3 - 4 giocatori oltre i 40 anni, per cui Anand è
ritenuto in fase marcatamente calante. D’altro canto, il mondiale precedente si
è disputato tra lo stesso Anand e Gelfand, anch’egli over 40...
A parer mio, limitatamente al
match, sicuramente l’età costituirà un handicap per Anand, ma non
insormontabile. Innanzitutto il numero di partite da disputare non è eccessivo;
inoltre, l’età agonisticamente avanzata implica discontinuità certa, ma non
preclude ottime prestazioni con una certa frequenza; infine, in particolare in
un match per il titolo mondiale, conta molto l’esperienza, che non fa certo
difetto ad Anand.
E’ vero peraltro che negli
ultimi tornei cui ha preso parte, Anand ha spesso esibito un gioco piuttosto
fiacco, il che però non gli ha impedito occasionalmente di giocare partite
superlative, come la Merano vinta contro Aronian al Tata Steel del gennaio
scorso.
Inoltre Anand, nei precedenti
match per il titolo, si è mostrato preparatissimo, sia contro Gelfand che
contro Kramnik.
A proposito del match contro
Kramnik, è opinione unanimemente condivisa che la qualità di gioco espressa da
entrambi sia stata la migliore di tutti gli eventi degli ultimi anni.
Quanto a Carlsen, la
mostruosa forza pratica di gioco è a tutti nota, pur se non caratterizzata da
uno stile ben rilevabile. Ma probabilmente negli scacchi d’oggi non c’è più
posto per giocatori con forte personalità di gioco, tipo Petrosian, Tal o
Bronstein, per intendersi.
Si dice che giochi i finali
divinamente, giudizio che non condividevo appieno, ma che ultimamente sto
rivedendo. Il trattamento non è “ classico “, ma sempre efficacissimo e, ad
un’attenta analisi, se ne evidenzia la profondità e per certi aspetti la portata
positivamente innovativa.
Ciò che stupisce è però
l’apparente naturalezza e semplicità con cui si porta in vantaggio o regge
posizioni inferiori e spesso si stenta ad individuare dove l’avversario abbia
commesso errori umanamente apprezzabili.
Di recente, sono rimasto
colpito da due partite, giocate il settembre scorso alla Sinquefild Cup a Saint
Luis.
Si tratta di quelle contro
Nakamura e contro Aronian. Nella prima Carlsen va sotto di una qualità e poi
pareggia agevolmente, tanto che si è indotti a chiedersi se davvero una Torre
valga più di un Alfiere. Nella seconda Aronian esce in vantaggio dall’apertura,
poi cincischia un pò e viene implacabilmente sopraffatto da Carlsen. Le due
partite non sono capolavori, ma a mio avviso sono molto sintomatiche di una
forza di gioco smisurata.
Suggerisco chi legge di
andarsi a vedere le partite che ho citato.
Ci si chiede tuttavia con che
preparazione in apertura si presenterà Carlsen all’evento.
Da un paio d’anni Magnus di
bianco non cerca neppure di trarre vantaggio dall’apertura: adotta varianti che
gli diano semplicemente possibilità di combattere e nulla più e i fatti gli
danno ragione.
D’altro canto, Yermolinski ha
sostenuto che tale atteggiamento è del tutto corretto, perchè lo sviluppo dello
studio delle aperture è totalmente sbilanciato a favore del Nero; solo negli
ultimi anni cominciano a vedersi libri di repertorio come Bianco, ma piuttosto
pallosi, ancorchè accurati e profondi ( come quelli di Avruk su 1 d4 e di Marin
su 1 c4 ) e difficilmente in ogni parte adatti al gioco del singolo studioso.
Da parte mia ritengo che gli
spartiti di apertura di Carlsen cambieranno registro, ma non è detto.
A conclusione una
considerazione per il tifo: Anand è una persona simpaticissima e gradevole;
Carlsen decisamente no.
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