di Stefano de Eccher
Come
da pronostico, Magnus Carlsen è diventato il nuovo Campione del Mondo,
aggiudicandosi il match in sole dieci delle dodici partite previste, con tre
punti di vantaggio.
Francamente
mi aspettavo qualcosa di più da parte di Anand, che invece ha probabilmente
confermato di aver definitivamente perso lo smalto di un tempo.
A
parte il pesante passivo, sono le modalità in cui è maturato che mi lasciano
perplesso. Carlsen non ha fatto granchè per imporsi: aperture solide, rarissimi
e non pesanti errori ( come al solito ), ottima gestione dei finali; Anand per
converso ha commesso errori a volte inspiegabili ed in generale il suo gioco è
parso poco determinato, sia nella fondamentale dote di reggere posizioni
leggermente inferiori, sia in quella di porre problemi all’avversario.
Nello
specifico, nella 5^ partita, Magnus, giocando 6 Cc3, ha prudentemente rifiutato di entrare nelle
complicazioni che seguono a 6 Ad2
Dd4 7 Ab4 De4, una variante che
ognittanto viene adottata anche ad alto
livello. Ne è seguita una posizione in cui alla preferibile struttura pedonale
del Bianco, Anand poteva opporre una discreta attività di pezzi e Re, del tutto
sufficiente a mantenere l’equilibrio.
Alla
45^, tuttavia, Tc1 è sembrata del tutto fuori luogo al posto della corretta Ta1.
Nella conferenza stampa post partita Anand ha spiegato che il Pedone c gli
sembrava promettere buon gioco, ma Ta1 sarebbe stata assolutamente naturale.
Nakamura, seguendo in diretta la partita su ICC, all’apparire di 45...Tc1, ha
subito stigmatizzato la mossa, dicendosi molto sorpreso che Anand non avesse
giocato la scontata 45...Ta1.
Nella
sesta partita Anand ha evitato di entrare nel Muro di Berlino, giocando 4 d3,
tuttavia senza ricavarne alcunchè. Carlsen ha effettuato una manovra alla
Breyer ( Cc6 - b8 - d7 ), ottenendo una comoda parità.
Senza
una ragione apparente Anand si è “ inflitto “ un’impedonatura centrale, priva
di conseguenze tragiche, che però faceva sì che l’iniziativa passasse a Carlsen. Anzichè rassegnarsi a giocare d5, alla 29^ o
alla 30^, Anand ha preferito cedere un Pedone, entrando in un finale di Torri
probabilmente patto.
Secondo
Carlsen, l’unico tentativo di mantenere qualche piccola chanche di vittoria
sarebbe stata offerta da 43...h5 al posto di 43...Rf7, nel mentre dopo 44 h5 del
Bianco la partita avrebbe dovuto terminare in parità.
Tuttavia
l’ indiano ha commesso una serie di imprecisioni, perdendo infine l’ultimo
treno per la parità che passava per 60 b4.
Ci
si aspettava a questo punto una reazione aggressiva da parte di Anand, ma nella
settima partita l’impianto adottato ( anti Muro di Berlino, 4 d3 Ac5 e quindi 5
Ac6 ) non era certo fra quelli che potessero impensierire il solido gioco di
Carlsen, che infatti non ha avuto problemi a pattare.
Nella
partita successiva ad 1 e4 di Carlsen la situazione del match ( due punti da
recuperare in cinque partite ) invocava una bella Siciliana ed invece ci siamo
sorbiti un altro Muro di Berlino, in cui Carlsen ha giocato la linea secondaria
5 Te1 Cd6 6 Ce5, che viene talvolta adottata in alternativa a 5 d4 Cd6, ma che
meno ancora della linea principale offre prospettive di vantaggio al Bianco e
men che meno al Nero. Patta, due punti da recuperare in quattro partite.
Finalmente,
nella 9^ partita, Anand si è lanciato in un assetto complicato, giocando 4 f3 nella
Nimzovich.
La
posizione che ne è scaturita ricordava quella della famosa vittoria di
Botvinnik contro Capablanca, ma Anand non è stato altrettanto bravo nello
sfruttare l’iniziativa contro il Re avversario, ottenuta a prezzo di un lato di
Donna in mano al Nero e di prospettive nell’eventuale finale di sola sconfitta.
A
parte alcuni miglioramenti nella conduzione dell’attacco, ad esempio 26 Ce2 !?
al posto di 26 Dh6, ha stupito l’erroraccio 28 Cf1 ?? che ha condotto
rapidamente alla sconfitta, perchè il seguito non era certo difficile da
calcolare. A quel punto, peraltro, anche le alternative non avrebbero portato
che a tenere viva la partita, ma non a conseguire vantaggio.
L’epilogo
della decima partita è stato significativo solo per un aspetto.
Siciliana
da parte di Anand e 3 Ab5 di Carlsen, variante in cui riesce arduo per il Nero
lottare per la
vittoria. Carlsen ha ottenuto un lieve vantaggio, riuscendo
gradualmente ad incrementarlo, preferendo poi la super sicura 30 ed6 ad altre
continuazioni che avrebbero conservato integro il vantaggio, ma in un quadro
più complicato.
L’aspetto
saliente consiste nel fatto che Carlsen ha comunque continuato a giocare per
vincere, ancorchè solo lui potesse farlo e quindi un’ offerta di patta da parte
sua, con conquista del titolo, sarebbe senz’altro stata accettata da Anand.
Evidentemente Carlsen ha voluto mostrare al mondo i muscoli, discostandosi da
una prassi di fair play che sempre, in passato, aveva condotto il vincente a
non umiliare l’avversario, come nella patta in posizione vincente concessa da
Euwe ad Alekhine nell’ultima partita del match del 1935.
Ci
si chiede ora chi potrà insidiare il regno del granitico Carlsen nei prossimi
anni.
Kariakin
non pare avere fatto i progressi necessari allo scopo, ma non sempre questi
hanno un andamento costante e lineare, per cui non è esclusa una futura
impennata di forza di gioco che lo porti alla meta.
Kramnik
ancora per qualche tempo potrebbe essere in grado di farlo. Tutto dipenderà
dalle motivazioni che riuscirà a trovare per cercare di riportarsi al vertice
del mondo.
I
più vedono in Nakamura o Caruana i probabili aspiranti alla corona mondiale, ma
nel prossimo ciclo al massimo uno dei due, tramite wild card, potrà partecipare
al torneo dei Candidati. Di Caruana Carlsen ha tra l’altro detto che è l’unico
avversario che non mostra alcun timore reverenziale nei suoi confronti e che in
conseguenza gli riesce tra i più temibili.
Altro
possibile sfidante potrebbe essere il giovane Andreikin, che giungendo secondo
nella Coppa del Mondo ha conseguito il diritto a prendere parte al prossimo
torneo dei Candidati.
Infine,
non va scordato Aronian, che nell’attuale panorama di giocatori sfuggenti,
plasmati dallo stile dei computer, è tra i pochi ad avere uno stile ben caratterizzato
ed originale.
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