di Stefano de Eccher *
Dopo le
prime quattro partite del match, si può abbozzare qualche considerazione sul
relativo andamento.
In primo
luogo, per ora Carlsen non si è discostato dalla strategia di adottare, con il
Bianco, impianti senza grosse pretese. Tuttavia, qualora la sfida dovesse
rimanere in equilibrio ancora per qualche partita, resto dell’opinione che “
Carlo Magno “ qualcosa di più incisivo - e di conseguenza più rischioso - dovrà
provare. In ogni caso, non credo potrà insistere in 1 Cf3 e 2 g3.
Nella prima
partita Anand ha ottenuto con sorprendente facilità la parità, imponendo la
patta per ripetizione.
Nella
seconda partita la solida
Caro Kann di Carlsen del pari non ha fornito spunti ad Anand
per cercare di trarre vantaggio dall’avere il Bianco; probabilmente, dovesse
essere ripetuta tale difesa, assisteremo ad uno sviluppo meno tranquillo. In
effetti Carlsen in precedenza aveva talvolta giocato la Caro Kann , ma non credo
che Anand vi avesse dedicato particolare attenzione nella preparazione al
match; in tali casi, normalmente, la partita d’esordio dell’impianto segue
binari sicuri e nella successiva apparizione si sforna ciò che nel frattempo i
secondi hanno preparato.
Terza
partita ancora senza problemi in apertura per Anand, che si porta addirittura
in lieve ma chiaro vantaggio dopo 27...b5. A questo punto il vichingo,
visibilmente innervosito, ha giocato la dubbia spinta di rottura 28 e3 e qui
non si è capito perchè il Campione del Mondo non abbia preso in b2 con
l’Alfiere, incrementando il vantaggio. Forse temeva la rivalsa del Bianco su
e6, ma non è difficile vedere che dopo 29...Ab2 30 Tae1 Tb6 31 Ah3 Ad4 32 Ce6
fe6 33 Te6 Te6 34 Te6 Df7 il Nero ha un vantaggio decisivo ed altre ragioni
apparenti per non giocare 29...Ab2 non ve ne sono. Di rimarchevole in questa
partita la triste collocazione della Donna bianca in h1, che nulla aveva a che
fare con la celebre manovra di Nimzovich ( non ricordo chi fosse l’avversario )
per portare la Donna in h7, apparentemente fuori gioco, ma in realtà con uno
scopo nascosto ben preciso.
In seguito
Carlsen si è ben difeso, elidendo gradualmente lo svantaggio; per la verità
sono rimasto un tantino stupito dal fatto che Anand è parso non credere nelle
possibilità della propria posizione. Qualche tentativo in più forse poteva
essere fatto. Ad esempio, perchè 37...Td8, che porta direttamente alla patta, e
non 37...Ad4, che quanto meno dal punto di vista psicologico avrebbe
significato qualcosa ?
Nella quarta
partita, il muro di Berlino. Che dire di questo borsa di impianto, che ha
ampiamente stufato giocatori e spettatori ? Nei finali, o mediogiochi senza
Donne se si preferisce, cui da luogo, pare che anche i top players, dalla parte
del Bianco, si arrovellino sulla migliore collocazione dei pezzi senza riuscire
ad individuare nulla che possa far concretamente aspirare ad un vantaggio.
Inoltre, le
posizioni che si generano non hanno alcun pregio estetico, ragion per cui,
nonostante si tratti di finali, che sono la fase di partita che più mi
appassiona, non mi piacciono proprio.
Il
trattamento della variante da parte di Anand non ha fatto eccezione: Cavalli a
spasso alla ricerca del proprio centro di gravità permanente ed infine una
pericolosa concessione. 18...Aa2 mi ha ricordato la prima della sfida Spasskj -
Fischer, in cui Fischer catturò il Pedone h2 perdendo poi la partita. Ma nel nostro
caso Magnus non ha corso alcun pericolo di farsi intrappolare l’Alfiere e
semplicemente è andato in vantaggio materiale. Certamente Anand ha ottenuto un
certo compenso per il Pedone, ma non del tutto sufficiente ed ha corso seri
rischi di perdere.
Solo
approfondite analisi ( non bastano in questo caso i mostri al silicio )
potranno dirci se oggettivamente Carlsen avrebbe potuto far sua la partita.
* Stefano de Eccher, avvocato di Trento, è maestro Fide e il giocatore con l'Elo più alto in Trentino.
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